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Il biogas europeo: dove si posiziona l’Italia?

È dal 1998 che il barometro dell’EurObserv-ER monitora l’andamento delle bio-energie su suolo europeo, fornendoci una panoramica di quelli che sono i risultati raggiunti periodicamente dai singoli paesi.

Il 2023 ha visto in prima fila la Germania, leader indiscussa nella produzione europea di biogas durante il 2022 con il 51,4%. Seconda proprio l’Italia con il 12,9%, e terza la Francia, arrivata al 10,4%.

Sebbene il risultato complessivo non abbia soddisfatto le aspettative, la crescita che abbiamo registrato in Italia nell’ambito di produzione e impiego di energie rinnovabili come biogas e biometano è positiva.

Il biometano rappresenta un’importante opportunità per l’Italia che, come molti altri paesi europei, si è posta l’obiettivo di decarbonizzare il proprio sistema energetico e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Con il sostegno governativo, lo sviluppo di filiere integrate e la continua innovazione tecnologica, il biometano ha il potenziale per giocare un ruolo chiave nel futuro energetico sostenibile del Paese.

Nel caso italiano sono intervenuti diversi fattori, quali:

  • Incentivi governativi: il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) ha previsto l’aumento della produzione di biometano a 11 miliardi di metri cubi entro il 2030.
  • Incremento degli impianti: il numero di impianti di biogas in Italia è cresciuto costantemente negli ultimi anni, raggiungendo le 8.800 unità a fine 2023.
  • Sviluppo di filiere integrate, che valorizzano i sottoprodotti della produzione di biometano, come il digestato, utilizzandolo per la produzione di fertilizzanti o per l’alimentazione animale.

L’attenzione sempre maggiore ai temi ambientali mette in risalto tutti i vantaggi del produrre e adoperare biometano come fonte energetica alternativa. 

Utilizzarlo contribuirebbe a una riduzione delle emissioni di gas serra, nonché a svincolare il paese dall’importazione di combustibili fossili. Senza contare la crescita di posti di lavoro nei settori direttamente legati alla produzione del biometano, dall’agricoltura all’industria e ai servizi.

Occorre però continuare a promuovere la ricerca di nuove tecnologie per efficientare la produzione e l’utilizzo del biometano, sensibilizzando i cittadini sui benefici dell’impiego di questa nuova fonte di energia.

Il biometano è una risorsa che genera vantaggi ma anche sfide per il paese che sceglie di produrla. In Italia la sua produzione si basa in larga parte su colture dedicate, come quella del mais, che possono entrare in competizione con la produzione alimentare e portare a un aumento dei prezzi, nonché avere un impatto negativo sulla biodiversità. Una possibile soluzione è quella di diversificare le fonti di biomassa includendo anche gli scarti agricoli, rifiuti organici e colture non alimentari.

Sebbene gli incentivi governativi siano già una soluzione ai costi di produzione elevati e alla mancanza di infrastrutture di distribuzione adeguate, i tempi per implementare i progetti che l’Europa ha in serbo per i paesi membri restano lunghi, anche alla luce di una burocrazia complessa che spesso scoraggia gli stessi investimenti.

Con un potenziale di produzione stimato a 8 miliardi di metri cubi annui, se l’Italia riuscisse a puntare maggiormente sul biometano, sarebbe possibile superare gli obiettivi posti dallo stesso PNIEC.

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